I dati sanitari, come ad esempio la diagnosi di HIV, rientrano tra i dati personali più sensibili e possono essere trasmessi solo con il consenso esplicito della persona interessata.

Cosa significa segreto medico?

Tutti i medici e i loro assistenti (ad es. personale infermieristico, assistenti di studio medico, ecc.) sono tenuti a mantenere il segreto professionale. L’importanza di questo obbligo di riservatezza si riflette anche nel fatto che in caso di violazione si incorre in un procedimento penale. Il segreto medico si applica anche se il ricevente stesso è soggetto al segreto medico. Ad esempio un medico di famiglia non può menzionare l’infezione da HIV senza il consenso del paziente quando lo indirizza a un fisioterapista. Non è un gruppo professionale specifico a essere obbligato a mantenere il segreto, bensì la singola persona. 

I pazienti hanno il diritto di richiedere in qualsiasi momento ai medici curanti l’accesso alla propria cartella clinica, senza dover fornire una giustificazione. I medici e gli ospedali sono a loro volta tenuti a fornire una copia della cartella clinica, anche dopo la conclusione del trattamento. Poiché i medici hanno l’obbligo legale di conservare la documentazione per vent’anni, l’originale potrà essere richiesto solo allo scadere di tale termine. Se la cartella clinica contiene informazioni errate, è possibile richiederne la correzione o la cancellazione. 

La protezione dei dati vale anche in ambito privato?

Le violazioni della protezione dei dati si verificano anche nel privato. Probabilmente uno dei motivi per cui ciò avviene è che molti credono erroneamente che in privato si possa dire tutto e che non valgano le norme sulla protezione dei dati. Ma non è così, perché anche in ambito privato la persona con HIV può scegliere chi informare sulla sua diagnosi. 

Informazioni dettagliate si trovano nell’opuscolo HIV e protezione dei dati e nella «guida giuridica HIV» (capitolo «Protezioni dei dati / diritti del paziente») in tedesco, francese e inglese.

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